La Fine Dell'Eternita - Asimov Isaac (книги онлайн .txt) 📗
Capitolo Settimo: Preludio Al Delitto
Harlan sali a bordo del cronoscafo, nel 2456°, e si volto per assicurarsi del fatto che la barriera che separava la gabbia dall'Eternita fosse davvero compatta, e che il Sociologo Voy non lo stesse ancora spiando. Nelle ultima settimane questa era diventata un'abitudine, per lui, un comportamento automatico; c'era sempre quel veloce sguardo alle sue spalle, per assicurarsi che nessuno lo sorvegliasse quando lui saliva a bordo del cronoscafo.
E poi, benche si trovasse gia nel 2456°, egli regolo i controlli del cronoscafo per un punto ancora piu avanti nel tempo. Osservo i numeri dell'indicatore del tempo, che aumentavano rapidamente. Benche i secoli scorressero con rapidita incredibile, gli rimaneva ancora molto tempo per pensare…
Le scoperte del Progettista di Vita cambiavano completamente le cose! E anche la natura del suo crimine cambiava!
E tutto faceva capo a Finge. Quella frase si trasformo in una specie di cantilena, nella sua mente. Faceva capo a Finge, faceva capo a Finge…
Dopo i giorni trascorsi nel 482° insieme a Noys, al suo ritorno nell'Eternita Harlan aveva evitato ogni contatto personale con Finge. Quando l'Eternita si era chiusa intorno a lui, avvolgendolo completamente, anche il senso di colpa era sopraggiunto. La violazione del suo giuramento di Eterno, che gli era sembrata una questione trascurabile nel 482°, era ritornata una cosa enorme, nell'Eternita.
Aveva trasmesso il suo rapporto attraverso il condotto pneumatico, e si era immediatamente ritirato nel suo alloggio. Aveva avuto bisogno di un po' di tempo per pensare, aveva avuto bisogno di guadagnare tempo per riflettere e abituarsi ai nuovi orientamenti che si erano verificati nella sua personalita. Aveva avuto bisogno di tempo, soprattutto, per leggere chiaramente dentro di se, e trovare una via d'uscita.
Finge non gliel'aveva permesso. Si era messo in comunicazione con Harlan meno di un'ora dopo l'arrivo del rapporto.
Il volto del Calcolatore lo aveva fissato dallo schermo. La sua voce aveva detto:
«Pensavo di trovarvi nel vostro ufficio.»
Harlan aveva risposto:
«Ho consegnato il rapporto, signore. Non ha importanza il luogo nel quale io aspetto una nuova missione.»
«Davvero?» Finge aveva esaminato il rotolo di fogli perforati che aveva evidentemente consultato fino a quel momento, tenendo gli occhi socchiusi, assumendo un'espressione impenetrabile. «Non mi sembra completo,» aveva continuato. «Posso venire a farvi visita nelle vostre stanze?»
Harlan aveva esitato per un momento. Quell'uomo era stato il suo superiore, e rifiutare quanto gli aveva chiesto in quel momento sarebbe stato un chiaro atto d'insubordinazione. Gli era sembrato che, cosi facendo, avrebbe rivelato la sua colpa, e la coscienza tormentata del Tecnico non aveva permesso una cosa simile.
«Siete il benvenuto, Calcolatore,» aveva detto, rigidamente.
La presenza di Finge, cosi silenziosa e insinuante, aveva introdotto un elemento stridente, quasi epicureo, nell'appartamento spartano di Harlan. Il Secolo natale di Harlan, il 95°, era stato dominato da un gusto quasi spartano nell'arredamento, e Harlan non aveva mai perduto del tutto il suo gusto per uno stile semplice e sobrio. Le sedie metalliche erano state ricoperte di una sostanza apparentemente granulosa, che aveva dato l'impressione del legno (anche se in maniera non troppo convincente). In un angolo della stanza c'era stato un piccolo mobile che aveva rappresentato un allontanamento ancor piu radicale dalle usanze del Secolo.
Il mobile aveva colpito subito l'attenzione di Finge.
Il Calcolatore aveva toccato il mobile con un dito grassoccio, come per saggiarne la solidita.
«Che cos'e questo materiale?»
«Legno, signore,» aveva detto Harlan.
«Legno vero? Autentico? Sorprendente. Nel vostro Secolo natale si usa il legno, vero?»
«Infatti.»
«Capisco. Non c'e nessun regolamento che proibisca questo, Tecnico…» aveva passato il dito con cui aveva toccato il mobile sul fianco, come se avesse voluto pulirlo, «Ma non so se sia consigliabile permettere che la cultura del Secolo natale di un individuo rimanga con lui nell'Eternita. Il vero Eterno adotta la cultura nella quale si trova. Io, per esempio, avro mangiato in una cucina energetica non piu di due volte in cinque anni.» Aveva sospirato. «Eppure lasciar mettere il cibo a contatto con la materia mi e sempre sembrato antigienico. Ma non cedo, no, non cedo.»
Il suo sguardo si era nuovamente posato sul mobile in legno, ma questa volta aveva tenuto le mani dietro la schiena.
«Che cos'e?» aveva chiesto. «A che serve?»
«E una libreria,» aveva detto Harlan.
Per un momento, aveva provato la tentazione di domandargli, «Ora come ti senti, con le mani intrecciate dietro la schiena? Non preferiresti forse che anche i tuoi abiti e il tuo corpo fossero di pura energia? Non ti fideresti di piu, a questo modo, non dovendo sottostare alle regole di un corpo fatto di antigienica materia?»
Ma non aveva detto niente. Finge aveva inarcato le sopracciglia.
«Una libreria. Allora quegli oggetti posati sugli scaffali sono libri. E esatto?»
«Si, signore.»
«Esemplari autentici?»
«Completamente, Calcolatore. Li ho raccolti nel 24°. Quei pochi che ho qui risalgono al 20°. Se… se desiderate dare un'occhiata, vi prego di essere prudente. Le pagine sono state restaurate e rinforzate, ma non sono di plastica. E necessario maneggiarle con cura.»
«Non intendo toccarli. Non ne ho il minimo desiderio. Saranno pieni di polvere originale del 20°, immagino. Dei veri libri!» Aveva riso. «Con pagine di cellulosa, addirittura, se ho ben capito?»
Harlan aveva annuito.
«Cellulosa modificata dal processo al quale i libri sono stati sottoposti. Vi ho detto che sono stati impregnati di una sostanza che li rende piu resistenti. Si, comunque si tratta di cellulosa.» Aveva cercato di respirare profondamente, per ritrovare la calma. Sarebbe stato assurdo identificarsi in quei vecchi libri, tanto da considerare un'offesa personale qualsiasi insinuazione ironica fatta sul loro conto.
«Oserei dire,» aveva continuato Finge, evidentemente per nulla intenzionato a cambiare argomento, «Che l'intero contenuto di quei libri potrebbe essere trasferito in due metri di pellicola, e conservato in uno spazio ridotto come un'unghia. Cosa contengono i libri?»
Harlan aveva risposto:
«Sono le annate rilegate di una rivista di attualita del 20°.»
«Leggete questa roba?»
«Sono solo alcuni volumi della collezione completa che possiedo,» aveva detto Harlan, con orgoglio. «Nessuna biblioteca dell'Eternita ha qualcosa di uguale.»
«Si, il vostro hobby. Adesso ricordo che una volta mi avete parlato del vostro interesse per il Primitivo. Mi sorprende che il vostro Istruttore vi abbia permesso di interessarvi a simili cose. Uno spreco di energie.»
Harlan aveva serrato le labbra. Quell'uomo aveva tentato deliberatamente di irritarlo, ora lo aveva capito: aveva tentato di indurlo alla collera, in modo da dimenticare il proprio autocontrollo. In questo caso, lui non avrebbe dovuto lasciarsi intrappolare.
Il Tecnico aveva detto, seccamente:
«Mi sembra che siate venuto a discutere del mio rapporto; o sbaglio?»
«No, non sbagliate.» Il Calcolatore si era guardato intorno, aveva scelto una sedia, e si era seduto, con visibile diffidenza. «Come vi ho gia detto prima, non e completo.»
«Cosa intendete dire, signore?» (Calma! Calma!)
Finge aveva sorriso, un breve sorriso nervoso.
«Che cosa e accaduto, Harlan, che voi non avete menzionato nel rapporto?»
«Nulla, signore.» L'aveva detto con fermezza, eppure si era sentito colpevole.
«Andiamo, Tecnico. Voi avete trascorso diversi periodi di tempo in compagnia della giovane signora. O meglio, avreste dovuto farlo, secondo le indicazioni della Carta Spazio-temporale. Avrete seguito le indicazioni, spero?»
Il senso di colpa di Harlan era stato cosi forte da impedirgli di reagire a quella deliberata provocazione: Finge aveva messo in dubbio, addirittura, la sua competenza professionale.
«Le ho seguite,» aveva detto, semplicemente.
«E che cosa e successo? Nel vostro rapporto non avete fatto alcun cenno degli intermezzi personali con la giovane signora.»
«Non e accaduto niente d'importante,» aveva detto Harlan, a denti stretti.
«Ridicolo! Alla vostra eta, e con la vostra esperienza, non e necessario che sia io a ricordarvi che non spetta a un Osservatore giudicare cio che e importante e cio che non lo e.»
Finge aveva fissato Harlan con occhi lievemente socchiusi, occhi piu duri e piu ansiosi di quanto non avesse lasciato credere il tono di quell'interrogatorio cosi sfumato.
Harlan l'aveva notato subito, e non si era lasciato ingannare dal tono gentile del Calcolatore, tuttavia l'abitudine al dovere aveva esercitato un notevole peso su di lui. Un Osservatore avrebbe dovuto riferire tutto nei suoi rapporti. Un Osservatore era soltanto un organo di senso mandato dall'Eternita nel Tempo. Era un organo che saggiava l'ambiente nel quale si trovava, e poi tornava indietro. Nell'adempimento delle sue funzioni, un Osservatore non era un individuo; non era, realmente, un uomo.
Quasi meccanicamente, Harlan aveva cominciato a narrare gli eventi che aveva lasciato fuori dal rapporto. L'aveva fatto con la memoria addestrata del perfetto Osservatore, ripetendo le conversazioni parola per parola, ricostruendo il tono di voce e l'espressione in ogni minimo particolare. L'aveva fatto con amore, perche ricostruendo gli eventi aveva rivissuto la loro magia, e aveva quasi dimenticato, durante il racconto, che gli sforzi di Finge e il suo senso del dovere lo avevano indotto praticamente ad ammettere la propria colpa.
Era stato soltanto nel momento in cui aveva quasi raggiunto il risultato finale di quella prima, lunga conversazione, che egli si era interrotto, e la corazza della sua oggettivita di Osservatore aveva cominciato a mostrare delle crepe.
Era stato salvato dalla necessita di esporre ulteriori dettagli da Finge, che aveva alzato una mano e aveva detto, con voce secca e decisa:
«Grazie. Basta cosi. Stavate per dirmi di avere fatto all'amore con quella donna.»
Un senso di collera si era impadronito di Harlan. Cio che aveva detto Finge era stato vero, vero alla lettera, ma il tono di voce del Calcolatore lo aveva fatto sembrare qualcosa di volgare, sporco e, peggio ancora, banale e comune. E di una cosa Harlan era stato sicuro… non era stato qualcosa di banale o di comune.
Harlan aveva avuto una spiegazione a tutto… in quel momento. Aveva capito il motivo dell'atteggiamento di Finge, del suo ansioso interrogatorio, e anche dell'interruzione al rapporto, fatta in quel preciso momento. Finge era stato geloso! Harlan sarebbe stato disposto a giurarlo, tanto gli era sembrato evidente. Harlan era riuscito a prendersi una ragazza che Finge aveva desiderato per se.